Gli errori nella preparazione fisica nel tennis-parte prima: i lavori lattacidi

Inauguriamo una serie di contributi sugli errori che si commettono nella preparazione fisica del tennista.

Iniziamo trattando i lavori lattacidi, troppo spesso proposti anche ai ragazzini, e che non hanno alcun senso in uno sport come il nostro!

Classico esempio di lavori inutili e, per i motivi spiegati nel contributo, persino dannosi, in quanto non permettono di sviluppare elevati volumi di lavoro e causano un affaticamento metabolico completamente diverso da quello della partita.

Buona lettura!

Errori nella pf del tennis_lavori lattacidi

22 risposte a "Gli errori nella preparazione fisica nel tennis-parte prima: i lavori lattacidi"

  1. Buongiorno,
    ma se invece di tennisti professionisti parlassimo di atleti amatoriali, di livello sufficiente da giocare scambi regolari, ma senza una pesantezza di palla da fare vincenti e nei cui incontri si vedono molti scambi da 20/30/40 colpi (vi assicuro che succede spesso e o si arriva in apnea o si è costretti ad abbassare ancora di più il ritmo per non riempirsi le gambe di acido lattico), in questo caso dedicare un po’ di tempo a dei lavori lattacidi non potrebbe essere utile? Cioè, tute queste statistiche dei tempi di durata degli scambi, etc., valgono a livello professionistico top, ma cosa succede a livello inferiore? Non varrebbe dedicare del tempo ad analizzare anche chi gioca a più basso dei livello dei pro?
    Grazie

    • Salve Mac.
      A dire la verità la maggior parte degli articoli del blog, con particolare riferimento a quelli che puoi trovare pubblicati anche su TennisWorldItalia, sono dedicati anche e soprattutto a chi del tennis non fa una professione, proprio come te. Il contenuto è sempre rigoroso sotto il profilo scientifico, ma il linguaggio è sufficientemente semplice da essere compreso dai più e gli esercizi adatti a tutti, fatta salva la dovuta personalizzazione che rappresenta un principio cardine dell’allenamento. Per quanto riguarda l’articolo in questione, esso è ovviamente rivolto agli addetti ai lavori. Rispondendo alla tua questione specifica, la fatica che tu provi nel tennis è quasi sempre alattacida: la sensazione che avverti negli arti inferiori a seguito di scambi lunghi, che somiglia non poco a quella che avverti quando i muscoli si riempiono di acido lattico, è dovuta spesso alla deplezione della fosfocreatina e non per forza ad accumulo di acido lattico. Detto questo vorrei che tu riflettessi…se in partita ti capita spesso di raggiungere i 20-30 scambi, le questioni sono due: o si tratta di scambi ad un ritmo molto elevato, e in questo caso rientri in una preparazione di atleta di altissimo livello, oppure si tratta di un elevato numero di scambi ad un’intensità bassa, diciamo da amatore. In quest’ultimo caso è più probabile che l’allenamento che ti può giovare maggiormente sia di tipo aerobico, cioè di intensità relativamente bassa (come gli scambi della partita) e prolungata. Ovviamente per allenamento aerobico non si intendono ripetute aerobiche o, in generale, lavori con intensità costanti ed in linea, ma lavori aerobici che rispettino la specificità della disciplina: cambi di senso e direzione e variazioni di intensità sono il pane del tennista. Anche il lavoro aerobico, nel tennis, è più muscolare che organico: in gergo tecnico diremmo più periferico che centrale. E’ pur vero che per migliorare l’intensità esprimibile in campo dovresti allenarti ad un’intensità un po’ più elevata, ma è proprio questo che come amatore difficilmente puoi fare! Il tempo a tua disposizione è limitato, avrai sicuramente un lavoro che costituisce un carico fisico ed emotivo, e magari una famiglia con tutti i suoi problemi. Senza contare che l’allenamento di elevata intensità richiede cautele particolari e non può essere prescritto con la stessa “superficialità” con cui è possibile trattare un allenamento aerobico di bassa intensità. In ultimo, ti confido che a me si sono rivolti un buon numero di amatori, con tante buone intenzioni, e il risultato è sempre lo stesso: fate un paio di sedute e poi sparite pensando che la preparazione fisica sia un insieme di esercizi, una volta imparati i quali potete ripeterli all’infinito e migliorare le performances. Ecco perché quando a me si rivolge un amatore sono molto restio ad avviare una collaborazione. E ti assicuro che il costo non conta nulla, dato che è di gran lunga inferiore a quello che chiede un qualsiasi maestro di circolo che ha fatto la serie c! Termino il mio intervento con una precisazione che ho ripetuto più volte: i lavori lattacidi non vanno banditi, ma vanno scelti in funzione dell’obiettivo, delle capacità e caratteristiche dell’atleta (esistono tennisti che giocano sull’uno-due e quelli che invece amano palleggiare in attesa che lo scambio prenda una direzione positiva) e fra quei mezzi che sono più specifici per il tennista. No alle ripetute lattacide di 200-400 metri sulla pista di atletica, a ritmo costante ed in linea, o altri mezzi “rubati” ad altre discipline senza ragionare sulla loro effettiva efficacia ed utilità. Sì, invece, ai lavori prolungati di intensità elevata sulle distanze tipiche del tennis, magari sul campo, con andature più o meno specifiche ma sempre con cambi di ritmo, di senso e di direzione ed un elevato impegno cognitivo. Spero di esserti stato utile.

  2. Ti faccio i complimenti Davide per la tua visione della preparazione nel tennis è particolarmente innovativa non dare retta a chi non sa di che parla e fa le cose solo perchè gli hanno detto che vanno fatte così. Sono anche convinto che i top ten e soprattutto i più forti si guardano bene da fare le ripetute su i 1200 al massimo qualche ripetuta breve e molto lavoro su gli spostamenti in campo con modalità diverse soprattutto basati su cordinazione e reattività nonsolo su la forza pura. Sei molto bravo secondo me, peccato che questo nostro mondo del tennis sia un pò chiuso di mentalità.

    • Ciao Freddo (uso il tuo nick così non ti metto in difficoltà….), innanzitutto ti ringrazio per i complimenti, fanno sempre piacere!
      Guarda, io non ho una visione molto approfondita di ciò che fanno i professionisti nel tennis, ma conosco un paio di preparatori che operano ad altissimo livello e questi mi hanno confermato che diversi giocatori italiani (ma anche stranieri al di fuori delle scuole classiche di Spagna, Francia e Argentina) continuano ad allenarsi seguendo i metodi di 15-20 anni fa e anche più desueti.
      Io cerco di portare avanti un discorso diverso, non perché il nuovo sia sempre meglio ad ogni costo (anzi!), ma perché mi metto quotidianamente in discussione, continuando a studiare e a “sperimentare” sul campo.
      “Allenare è un’arte che non si basa solo sulla scienza, ma anche sull’intuito e sull’osservazione non codificabile”.
      Sono parole che ho trovato sul blog di Roberto Colli, un gigante per tutti noi che ci occupiamo di allenamento: credo che racchiudano molte verità.
      Studiare è importante nel mio lavoro: posseggo una libreria di oltre 200 libri di fisiologia, preparazione fisica, biomeccanica, psicologia dell’allenamento e quant’altro.
      Credo che in qualsiasi lavoro sia necessario studiare per potersi definire un esperto.
      Ma leggere non è sufficiente!
      Occorre saper discriminare fra le tante informazioni, per non correre il rischio di veder passate per scienza ciò che nasconde solo interessi o pratiche discutibili.
      Chi non ricorda il test di Conconi e la soglia anaerobica, con cui ci hanno riempito la testa per decenni?
      Oggi sappiamo (o meglio, lo sa chi si informa) che il test di Conconi è assolutamente inaffidabile e che l’allenamento della soglia anaerobica era solo fumo negli occhi per giustificare miglioramenti altrimenti inspiegabili e che poi si è scoperto essere il frutto dell’autoemotrasfusione.
      Lo studio è fondamentale, ma poi è necessario saper tradurre le conoscenze in un metodo di lavoro, in esercizi che permettano ai nostri ragazzi di migliorare davvero e trasferire i miglioramenti in risultati sul campo.
      Tutti i libri e i video che posseggo propongono esercizi, ma nessuno ti spiega cosa serve ad una certa età e cosa ad un’altra e soprattutto come correggere gli errori e colmare le lacune.
      Questo è il lavoro del preparatore, che infatti non si discosta da quello del coach.
      Insegnare, non semplicemente allenare.
      Cosa fai se il tuo ragazzo non riesce a piegarsi nello squat?
      Quali esercizi si possono utilizzare se nei cambi di senso è lento? E’ un problema di reattività? Di tenuta del core? Di tecnica degli appoggi?
      E se il tuo atleta ha capacità per raggiungere un buon livello agonistico e ha problemi di scoliosi, deve per forza lasciare perdere il tennis o è possibile giocare ugualmente, salvaguardandone salute e prestazione?
      Se lo chiedi ad un medico, anche un medico sportivo, il 90% gli dice di smettere e di dedicarsi al nuoto…..
      Il mio gioca, non sarà mai un campione, ma è felice di poter scendere in campo senza perdere la metà degli allenamenti come gli accadeva gli anni scorsi.
      Caro Freddo, credo che il problema vero non sia l’ignoranza, ma la chiusura mentale e la paura di provare cose diverse da quelle che si conoscono e a cui si è abituati.
      Ti assicuro che se il mio metodo prevedesse le ripetute aerobiche in linea, i pesi alle macchine in palestra, gli esercizi di stretching tradizionali etc., lavorerei molto di più!
      Io però, in questi dieci anni, ho avuto occasione di provare diversi percorsi e verificarne l’efficacia e l’applicabilità sul campo.
      Tante prove si sono rivelate deludenti, altre interessanti ma inapplicabili, altre ancora sono entrate nella mia visione delle cose.
      Mi sono confrontato con Galimberti più volte su questo blog, uno dei pochi che ha investito un po’ del suo tempo per esprimere la sua visione delle cose: se questi confronti fossero più numerosi, sono convinto che tutto il movimento ne trarrebbe giovamento.
      Io rispetto le sue idee, le capisco perché lui si fida di quello che conosce, ma le condivido solo in parte.
      Mi piacerebbe che in Italia ci fosse più coraggio e curiosità di provare cose diverse: in fondo c’è ben poco da perdere nell’ascoltare e osservare per 15 giorni un metodo diverso…
      Sono felicissimo di leggere interviste come quella odierna di Seppi, che mi conferma che certi metodi stanno prendendo piede anche ad altissimo livello e producono risultati concreti ed in tempi brevi, anche su chi di margini ne ha meno perché già al top!
      Io vado avanti per la mia strada e piuttosto che fare marcia indietro e adeguarmi alle richieste del mercato, la prossima stagione farò altro: probabilmente tornerò al calcio che si è dimostrato, strano ma vero, un ambiente molto più ricettivo.
      Ciao e continua a seguire il blog…almeno fino a quando ci sarà!

      • Non mollare, l’ambiente del tennis italiano e’ quello che e’ ma e’ indubbio che chi come Piati o Castellani o Pistolesi hanno cercato strate diverse sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori. La figura del preparatore purtroppo e’ vista come una figura complementare al coach di accompagnamento e quindi diventa un po’ come il calcio in cui l’allenatore si porta dietro il proprio preparatore. E’ un mondo un po’ chiuso perche’ purtroppo perche’ da noi non e’ meritocratico i tre coach che ho citato quelli che hanno ottenuto piu’ risultati di tutti in Italia sono messi da parte. Penso pero’ che chi rompe gli schemi e propone cose nuove magari sara’ visto con diffidenza ma sara’ quello che quando avra’ l’occasione fara’ i risultati migliori, quindi non mollare che quando verra’ la tua occasione e prima o poi capitera’ ti toglierai le tue soddisfazioni.

      • Hai nominato tre tecnici immensi, non è possibile fare un paragone con la mia situazione, anche perché io faccio un lavoro diverso.
        Non posso aspettare che prima o poi mi capiti un’occasione: mi ero dato tre anni di tempo per allenare ad un certo livello e non sono riuscito nemmeno a farmi apprezzare dai circolini della mia zona!
        Oggi alleno ad un livello più basso del primo giorno che ho iniziato con il calcio, quando ero ancora uno studentello che non sapeva un centesimo di quello che so oggi.
        All’inizio piovevano proposte poco serie, oggi nemmeno quelle.
        Il telefono non squilla e forse è meglio così, perché quando lo ha fatto sono arrivate solo fregature e soldi buttati.
        Il tennis italiano ha altre priorità che formare tecnici di livello nazionale, che in effetti non servono a nulla se non c’è l’interesse di formare i giocatori.
        Arriva un momento in cui l’unica cosa da fare è prendere atto della situazione e percorrere nuove strade.
        Ora ho un impegno con il mio circolo fino alla fine di maggio, poi si vedrà.

        Grazie comunque per il tuo apprezzamento, fa sempre piacere.

  3. già sveglio alle 5 di mattina per prendere un volo tengo a sottolineare una cosa per fare chiarezza…. nella mia academy si lavora atleticamente 5 giorni su 7…. un giorno dedicato a lavori lattacidi…. gli altri 4 dedicati a lavori specifici tali e quali a quelli di cui sopra citati da te…. la mia visione non è legata alla mia esperienza nonostante abbia smesso nel 2008 non nel 1990…. il programma da noi proposto è molto scientifico ma non drasticamente legato alla specializzazione… è un pò un controsenso avermi detto che per giudicare le ripetute che proponiamo avevi bisogno di sapere intensità e tempi di recupero se poi tagli la testa al toro dicendo che la corsa in linea non serve a nulla nello specifico… allora potevi battezzare negativamente le ripetute punto e basta…. o sbaglio?
    Seppi si allena come 15 anni fa? mmmmhhhhh mi sa che non hai avuto modo di confrontarti con i top player…. non si va per abitudini a quei livelli…. a meno che un top player sia uno stolto…. i top player sono a caccia sempre di nuove soluzioni perchè limare qui e limare la magari vuol dire 500k in più o in meno all’anno….. seppi per citarne uno ha drasticamente cambiato la sua preparazione quest’anno…. e cambiato preparatore atletico… non più lisa, la ex moglie di sartori per essere precisi ma dalibor sirola, preparatore croato del team piatti….
    cmq fidati siamo sulla stessa linea d’onda ma non ho una visione così negativa su un 1200 proposto una volta la settimana…. lo trovo molto interessante invece sotto tanti punti di vista….

    scappo altrimenti rimango qui a cagliari
    buon lavoro, giorgio

    • “…è un pò un controsenso avermi detto che per giudicare le ripetute che proponiamo avevi bisogno di sapere intensità e tempi di recupero se poi tagli la testa al toro dicendo che la corsa in linea non serve a nulla nello specifico… allora potevi battezzare negativamente le ripetute punto e basta…. o sbaglio?”Ho riletto il tuo primo commento e tu non hai mai parlato di ripetute in linea: hai nominato lavori lattacidi, sostenendo che tu una volta a settimana lo fai perché pensi sia molto importante.
      Io ho dato per scontato fossero lavori con navette ad elevata intensità e recuperi incompleti, perchè quasi sempre nel tennis si utilizzano questi, mentre le ripetute in linea sono generalmente il mezzo di elezione per l’incremento del VO2max
      Se tu mi avessi detto che il mezzo che utilizzi per l’adattamento lattacido è la ripetuta in linea, io non ti avrei chiesto su che distanza le fai…
      “Seppi si allena come 15 anni fa? mmmmhhhhh mi sa che non hai avuto modo di confrontarti con i top player…. non si va per abitudini a quei livelli…. a meno che un top player sia uno stolto…. i top player sono a caccia sempre di nuove soluzioni perchè limare qui e limare la magari vuol dire 500k in più o in meno all’anno…”Non conosco Seppi, ma ho un’esperienza diretta con altri giocatori italiani con una classifica simile. Se Seppi ragiona come dici tu, e non ho motivo di dubitarne visto che è stato capace di migliorarsi quando molti suoi colleghi si siedono sugli allori, va tutto a suo merito.
      Senza fare nomi, che non mi sembra corretto, ti assicuro che ci sono professionisti a cui non riesci a far fare nulla di diverso da quello che han sempre fatto! Nemmeno un esercizio di stretching che non abbiano già conosciuto! Per molti è anche questione di routine. La stessa esperienza l’ho avuta ai massimi livelli nel calcio: anche lì ci sono giocatori curiosi di sperimentare cose diverse (purchè si convincano che servano, ovviamente!) e altri che non vogliono sentirne parlare.
      Non c’è dubbio che vi sono tennisti che cercano il miglioramento anche quando sono al top: Nadal, quando era numero uno al mondo, pensava a come migliorare i propri punti deboli e ha migliorato il proprio servizio. Ma tu sai bene che ci sono anche giocatori che non hanno la stessa volontà: e non è questione di essere stolti (io non l’ho mai detto…), è questione di quella volontà di lavorare e sudare sul campo per crescere ogni giorno, sentendosi felici di quello che hai ottenuto ma senza essere mai completamente soddisfatti.
      Io dico questo: se alleni dei ragazzini il confronto sui mezzi deve essere con i pari età e con i preparatori dei ragazzini. Guardando quello che fanno i prof rischi andare fuori strada.
      “…il programma da noi proposto è molto scientifico…”.Avere un programma, in Italia, è già una grande conquista: ma forse tu, essendo a San Marino, sei un privilegiato rispetto alla realtà media dei nostri circoli 🙂
      Di per sé, però, quello che dici ha un senso relativo.
      Torno a farti la domanda chiave di questo confronto: qual è l’obiettivo che vuoi raggiungere con le ripetute sui 1200 metri?
      E aggiungo: chi si occupa della preparazione dei tuoi ragazzi, ha scelto questo mezzo dopo averlo confrontato con altri o propone le ripetute perchè hanno sempre fatto quelle e hanno visto che sono utili? E nel secondo caso, tu puoi escludere che vi siano mezzi che lo possano essere ancora di più?Ripeto: io ho provato diverse soluzioni, perchè mi è stata data la possibilità di farlo e ho tratto le mie conclusioni. Se facessi le ripetute faticherei un quarto, ti assicuro!
      Invece mi spacco a monitorare le partite con il GPS (con tanto di bestemmie dei giocatori che all’inizio maledivano la scatoletta), a interpretare i dati, a calcolare i carichi del lavoro intermittente (che tra l’altro può essere INDIVIDUALIZZATO e controllato da una sola persona, perchè a parità di tempo di lavoro è sufficiente variare le distanze e con un fischietto dettare i passaggi) e soprattutto, al termine di ogni allenamento, devo lavorare almeno un’altra ora a testa per scaricare i dati, interpretarli e aggiustare il lavoro per la volta succcessiva. Però i risultati mi confortano e ne vale la pena.
      Io credo che la vera sostanza del nostro lavoro sia provare sempre nuove strade: quando hai provato diverse cose puoi dire perchè quel mezzo è meglio di un altro e sostenere le tue scelte con delle motivazioni e dei riscontri oggettivi.
      Se poi tu vuoi continuare a proporre le ripetute sei liberissimo di farlo, anche perchè se uno ha i numeri arriva lo stesso (il problema è chi ne ha meno e non si può permettere di lasciare per strada nulla…).
      Nel calcio c’è chi, come Zeman, propone ancora le ripetute sui 1000 e i gradoni e chi, come De Bellis (preparatore del Catania di Maran e ex di Del Neri: ricordi le accuse di doping al Chievo semplicemente perchè correvano il doppio degli altri e avevano la minore percentuale di infortuni della serie A?) ha idee diverse e utilizza altri mezzi.
      Il mio è un metodo, la mia visione delle cose basata su esperienze diversificate sul campo: non pretendo sia la legge assoluta! Mi piacerebbe solo avere la possibilità di provarlo anche nel tennis, ad un livello almeno medio-alto.
      Spiace infatti vedere che mentre nel calcio ho trovato persone che hanno creduto in me, nel tennis mi ridono in faccia a prescindere (nessun riferimento a te, che anzi ti sei dimostrato disponibile al confronto), solo perchè parlo di cose che i coach non conoscono.
      Nessun problema: io mi sono dato tre anni di tempo per fare il preparatore ad un livello alto anche nel tennis, perchè è l’unico sport che mi fa girare la testa come una bella donna.
      Ma se non dovessi riuscirvi saluterò senza rimpianti e tornerò a fare quello che facevo prima.
      Le ripetute non hanno mai ucciso nessuno, ma c’è di (molto) meglio. Basta avere il coraggio e la curiosità di provare.
      A presto,
      Davide

      • Velocemente ribadisco che una seduta di 1200 ha la sua importanza nell’allenamento di un atleta a 360 gradi…. Le cose che tu proponi le facciamo anche noi, tutte le varie esercitazioni da navette a resistenza forza veloce, etc etc….. Mi dici che hai allenato nel tennis giocatori di classifica tipo seppi…. Posso sapere chi così posso capire che risultati hai ottenuto e magari prendere in considerazione qualcosa del tuo lavoro?
        Grazie mille,
        Galimba

      • No scusa, forse mi sono espresso male. Non voglio appropriarmi di esperienze che non ho. Ho ricevuto una proposta, un annetto fa, di curare la preparazione di alcuni prof e semiprof, che ho declinato per diverse ragioni. Una è perchè non mi interessava tirare fuori dei soldi di tasca mia solo per mettere sul mio curriculum alcuni nomi di richiamo. Ma soprattutto era più lungo l’elenco delle cose che non avrei dovuto fare di quelle che mi erano “permesse”! A questo mi riferivo quando ti dicevo che ho esperienza diretta di prof che non sono disposti a fare nulla di diverso da quello che conoscono…..se devo curare la preparazione di un tennista (o un calciatore o un atleta….) non accetto che i programmi mi siano dettati da altri e io debba solo limitarmi a mettere i cinesini in terra! Il preparatore fisico lo prendi se credi che ti possa essere utile, non per accontentare i giornalisti che ti fanno domande in proposito….Queste cose le ho fatte anch’io, agli inizi, con il calcio. Ora penso che un minimo di credibilità professionale me la sono guadagnata, anche se ancora non nel tennis. Ma ti dico anche un’altra cosa: forse sarò cretino, ma allenare un professionista affermato mi interessa relativamente, perchè sappiamo bene entrambi che in quel caso non fai il preparatore, ma più il fisioterapista e l’accompagnatore. Certo se capitasse il giocatore serio che crede nel tuo lavoro e disposto ANCHE a provare cose diverse da quelle che ha sempre fatto…ci andrei di corsa! Ma la mia aspirazione è lavorare con i ragazzini e crescerli da zero o quasi. Lì sei un preparatore vero. Mi riferisco a ragazzini che abbiano voglia, ovviamente, e che siano motivati a provarci sul serio: merce rarissima dalle nostre parti.
        Nelle prossime settimane su questo blog e su TennisworldItalia usciranno contributi più “pratici” in cui mostrerò qualcosa del mio lavoro. Che purtroppo è limitato dal fatto che dove lavoro ora ho a disposizione i ragazzi al massimo per tre orette a settimana (!)…ma sono convinto che se uno è capace lo si vede subito e qualche risultato lo devi tirar fuori anche dalle situazioni più modeste. Il nostro obiettivo è IL MIGLIORAMENTO, l’unico parametro trasversale al livello. Se poi hai la base buona, allora viene fuori anche il giocatore competitivo.
        Se avrai voglia di seguire questi lavori e di criticarli, le tue osservazioni e consigli saranno sempre ben accetti.
        Ciao, Davide

  4. Ma esiste ancora qualcuno che propone ripetute su 100 200 e 400 metri?? 🙂 hihi
    Un conto è far svolgere una volta alla settimana del lavoro aerobico su distanze che variano dai mille ai tremila (sotto diverse forme) per per permettere agli atleti di sottoporsi a allenamenti intensi, di giocare molti tornei uno in fila all’altro e arrivare in fondo a una stagione lunga, altro è allenare i tennisti per un altro sport!!

    • Non facciamo confusione, però: non è solo la distanza a caratterizzare lo stimolo allenante.
      Una cosa è proporre ripetutre aerobiche sui 400, tutt’altra ripetute lattacide (cioè alla massima intensità o comunque ad un’intensità molto elevata). Dobbiamo tener conto della durata (in questo caso rappresentata dalla distanza), l’intensità, la densità (data dal recupero tra una ripetizione e l’altra) ed il volume. E ricordiamoci anche del tipo di mezzo: oltre il 70% degli spostamenti di un tennista SONO LATERALI, di elevatissima intensità e sono caratterizzati da continue accelerazioni, decelerazioni, cambi di direzione e senso.
      Si comprende che la corsa in linea, soprattutto se proposta ad un ritmo costante, sia un mezzo aspecifico per il tennista.
      Ti faccio un esempio basato sulla mia esperienza nella riatletizzazione degli infortunati.
      Vi sono molti tennisti che a termine carriera si dedicano alla corsa, per il piacere di farlo.
      Essendo molto ben allenati da un punto di vista cardiovascolare, non impiegano molto per riuscire ad affrontare una maratona, magari dopo alcune mezze di assaggio.
      Ebbene, nell’ambulatorio con cui collaboro ne ho tre di questi signori, tutti con infortuni più o meno gravi ai flessori della coscia. E lo sai perchè? Perchè il modello muscolare della corsa in linea è completamente diverso da quello che loro hanno allenato per tanti anni sul campo da tennis.
      In primis, il richiamo del tallone sotto il gluteo tipico della corsa di fondo e inesistente nel tennis.
      Questa è la preparazione specifica: non basta essere allenati da un punto di vista metabolico: anche il tuo sistema muscolo-articolare deve essere pronto per quel tipo di sforzo.
      Tutti i lavori metabolici, siano essi di natura più aerobica o limitatamente lattacidi, devono tenere conto di questo modello muscolare.
      Chi ha mai visto fare sul campo lavori metabolici con spostamenti specifici, prevalentemente laterali, con cambi di senso e direzione, cioè con un modello che si rifà al tennis? In Italia io non l’ho visto mai!
      Per rispondere alla tua domanda: si, c’è ancora qualche coach che allena giocatori di livello professionistico che propone ripetute lattacide sui 400 metri. Lo so di per certo, perchè mi è stato riferito da un preparatore italiano, fra i pochi che allenano professionisti, che non riesce a convincere i suddetti coach dell’inutilità di questi mezzi ed è costretto a far buon viso a cattivo gioco…

      • Un po’ di lavoro aerobico lo devi fare per forza.. Certamente più è specifico e meglio è (e allora lo devi fare in campo che è molto meglio), ma anche un po’ di corsa in linea non fa per nulla male (sempre a veloctà intensa e meglio se intervallata da rapidità, sprint e recupero, però guarda in inverno anche se fai un paio di ripetute sui mille, due mila o tremila anche un paio di volte la settimana non sbagli)… Invece le ripetute dai 100 ai 400 mt. a qualsiasi velocità le fai non servono un cazzo comunque!! 🙂

      • “…un po’ di corsa in linea non fa per nulla male…”
        Il punto è che noi andiamo in campo per allenare e migliorare i nostri giocatori: se lo facciamo al meglio loro migliorano di più e hanno più possibilità di emergere.
        Non è questione se fa male o no farla ogni tanto! Il processo di allenamento richiede, per creare modificazioni strutturali, la continuità.
        Quindi un mezzo lo usi o non lo usi: le vie di mezzo fanno male eccome, perchè ti fanno perdere tempo!
        Ci credi o non ci credi? Questo è il discorso. ALtrimenti se un pf fa un po’ di tutto per mettersi il cuore in pace significa che non ha un suo metodo.
        Il lavoro metabolico, termine che preferisco ad “aerobico” che secondo me non significa un cazzo, lo devi fare: il problema è come lo fai!
        Se lo fai con la corsa a ritmo costante, prevalentemente in linea, senza accelerazioni, frenate e cambi di senso, non alleni un tennista.
        Purtropppo si continua a considerare “lavoro aerobico” solo la corsa in linea, mentre un tennista dovrebbe utilizzare metodi intermittenti e variati.
        A meno che non voglia dedicarsi al mezzofondo…

      • Sono d’accordo… e quindi per dirla come ti piace, al lavoro metabolico ci credo.. 🙂 A livello generale anche con la corsa in linea, in modo specifico con corse intermittenti o ancora meglio sul campo… giocando a tennis, dove si possono fare molti tipi di lavori specifici…

  5. Buongiorno,
    come ex atleta professionista ed il curriculum può trovarlo su wikipedia se necessario posso affermare che il lavoro lattacido l’ho sempre considerato parte indispensabile del lavoro di un tennista.
    Proprio per questo lo impongo nella preparazione atletica alla mia accademia a san marino che attualmente vanta 120 bambini nella sat e 22 agonisti tra italiani e sammarinesi (3 anni fa erano 6 con un seconda categoria contro 22 attuali e 7 seconda categoria)
    Velocemente senza entrare nel dettaglio in quanto non sono un preparatore atletico bensì un allenatore posso dire che dedicare una seduta settimanale su 5 al lavoro lattacido nel periodo ottobre-dicembre oltre comunque ad allenare qualità atletiche seppur non molto inerenti al tennis posso dire senza ombra di dubbio che alleni in modo incredibile la capacità mentale di soffrire e non mollare mai.
    Sembrerà a voi uno spreco di tempo ma io ho notato come i miei giocatori ne abbiano sempre ancora di benzina quando nella media gli altri sono già a raschiare il barile.
    Giovani tennisti devono allenare il loro fisico allo scopo di diventare atleti veri. In giro in romagna onestamente ne vedo pochi di atleti, vedo molti giocatori che hanno scarsa autonomia sia fisica che mentale.

    Il lavoro specifico si adatta molto bene a giocatori evoluti ma anche qui, per esperienza personale e soprattutto come assistente ufficiale di Barazzutti in coppa davis e fed cup, amico intimo di tutti i migliori giocatori italiani, so per certo che tutti i top player inclusi i giocatori top 10 nella classifica ATP nella fase di preparazione di fine anno nel loro programma hanno sempre una parte dedicata al lavoro lattacido. A dir la verità anche durante i tornei come roma master 1000 i giocatori che perdono subito non mancano mai di andare sul treadmill e farsi un bel lavoro lattacido.

    Adesso mi chiedo una cosa, ma sbagliano tutti i preparatori che da anni sono nel tennis come Pino Carnovale, Barsacchi (ora preparatore atletico della nazionale australiana a melbourne) etc etc oppure sarà che la visione da parte vostra debba essere più flessibile.
    Il lavoro specifico per il tennis che poi sarebbe la “resistenza alla forza veloce” non basta. Deve essere affiancato a lavori che migliorino tutte le qualità atletiche in quanto una partita non si sa quanto dura ma cosa più importante il torneo non si sa quanto dura. Singolo e doppio, un giorno dietro all’altro. Allora bisogna recuperare solo tra un punto e l’altro?

    Sono abituato ormai ad allenare molti giocatori che arrivano al sabato ed a volte anche alla domenica (e parlo di under 14 che giocano ETA e non il torneo della parrocchia) e posso dire che per recuperare lo sforzo fisico e soprattutto mentale mi affido anche al lavoro lattacido.

    Comunque liberi di avere le proprie idee a riguardo.
    Io rimango con la scuola classica che portano avanti gli allenatori dei top atp player

    E forse è un mio difetto, come per la medicina ad esempio…… la parola alternativa non mi piace quindi nemmeno la preparazione alternativa”.

    Cordiali saluti,
    Giorgio Galimberti

    • Ciao Giorgio.
      Probabilmente è solo questione di intendersi. L’espressione “lavoro lattacido” vuol dire tutto e niente, perchè qualsiasi lavoro metabolico fai incrementa la quantità di lattato che hai nel sangue. Quindi se si propongono lavori metabolici che stimolano una certa produzione di lattato (io ho posto come limite monitorabile 7/8 mM/l, a seconda delle caratteristiche del soggetto) sono pienamente d’accordo. Se invece si propongono le ripetute lattacide sui 400 metri (come so che alcuni coach italiani ancora fanno, anche con giocatori prof o semi-prof) invece siamo sicuramente in errore, perchè andiamo a stimolare produzioni di 10-15 mM/l che nel tennis non hanno senso e anzi impediscono di fare volume e rapresentano un grosso limite per il lavoro tecnico in campo.
      Tu non mi hai dato nessun riferimento quantitativo sulle intensità, i volumi, i recuperi etc., per cui non posso esprimermi in merito.
      Concordo con il fatto che la preparazione nel tennis non è quella per la partita, ma quella per il torneo e spesso per la serie di tornei. E paradossalmente se il giocatore in questione non è un top player, probabilmente necessita di giocare molto di più per fare cassa e quindi il suo allenamento dovrà essere commisurato alle sue necessità. Ma questo lo sai meglio di me (mi permetto di darti del tu perchè ci siamo incontrati diverse volte sui campi della Romagna).
      E’ vero, bisogna abituare il giocatore a “soffrire”, alla cultura del lavoro duro e quotidiano sul campo: e sotto questo aspetto i giocatori italiani sono carenti più di altri. Ma questa mentalità la si deve far acquisire facendo fare loro le cose giuste: francamente non comprendo il motivo per cui si colleghi la fatica al lavoro lattacido. Allora i maratoneti, che durante i loro allenamenti stanno ben attenti a non accumulare troppo acido lattico, non fanno fatica?
      Se per lavori lattacidi intendi lavori metabolici che stimolano il lattato fino a concentrazioni pari a quelle che ho descritto qui sopra, sono pienamente d’accordo e consapevole che si fanno (ci mancherebbe altro!); se invece fai riferimento a lavori fortemente lattacidi come i quattrocentisti dell’atletica leggera…beh, non credo proprio che i top player li facciano più! Sarei curioso di chiedere ai pf dei primi 20 giocatori al mondo se fanno lavori da 10-15 mM/l: sono profondamente convinto che non ci pensano nemmeno. Tieni presente, anche, che i top player che oggi hanno trent’anni o giù di lì, hanno una preparazione fisica che risale a concetti di 15 anni fa, come è normale che sia! C’è un’evoluzione in tutte le cose, e oggi abbiamo il dovere di crescere i nostri ragazzi tenendo conto delle conoscenze e dei progressi che in questi anni sono emersi. Tu, da coach, insegni il diritto come lo hanno insegnato a te da piccolo? NOn credo proprio, anche se questo non significa che il tuo maestro fosse un incompetente! Bisogna insegnare secondo le conoscenze del momento, che devono essere fondate e sopratutto sperimentate in campo (con risultati!). Poi ci sono le caratteristiche individuali. Prendiamo Ferrer. E’ uno dei migliori atleti del circuito e si allena da sempre con grosse moli di lavoro aerobico. E’ un lavoro che va bene per lui, ma non per la maggior parte dei suoi colleghi. Se anzichè essere un giocatore esplosivo e rapido fosse più lento, tutto quel lavoro aerobico lo danneggerebbe. Invece, per le sue caratteristiche, è ottimo. Tu sai meglio di me che non esiste un profilo fisico assoluto del tennista. Nadal ha sviluppato una muscolatura simile ad un culturista, mentre Federer e la stragrande maggioranza degli altri top sono molto meno trofici. Chi ha ragione e chi torto? Hanno tutti ragione, e i risultati lo dimostrano (anche se poi qualcuno si fa più male e qualcuno meno…). La preparazione è un abito che va cucito su misura…perchè allenare un tennista è molto, molto più complesso che allenare un maratoneta o un ciclista.
      Ti ringrazio per il contributo che hai voluto portare alla discussione e credo sarebbe molto utile se tu potessi portare un esempio concreto di questi protocolli specificando le intensità, i mezzi, i volumi e i recuperi….e anche chi li usa! Così ci toglieremmo tutti i dubbi e probabilmente scopriremo che entrambi sosteniamo cose molto simili. Sicuramente tu hai molta più facilità di me a reperire questi dati anche da giocatori di altissimo livello di altri paesi (sarebbe interessante averne soprattutto di francesi e spagnoli…)
      Saluti, Davide Fantini

      • Ciao Davide,
        brevemente in quanto sono a cagliari per la serie A tengo a precisare che il tipo di allenamento va cucito su misura ma quando si hanno dei gruppi da allenare, cosa ovvia quando si è under e non si ha la possibilità di allenare in modo personalizzato, bisogna cucire un programma che riesca a soddisfare gli atleti a 360 gradi.
        Inoltre va precisato che ragazzi di 12-14-16 anni non sono atleti, almeno io non ne ho visto uno in romagna, e quindi allenare in modo specifico lo vedo molto prematuro.
        Il lavoro lattacido da me inteso è quello delle ripetute da 1200…. 6/8 ripetute con recupero di 5 minuti… 1 od al massimo 2 volte la settimana nel periodo ottobre-dicembre con 5/6 allenamenti atletici a settimana…. questo va detto in modo da far capire che gli aspetti specifici possono essere curati durante le restanti sedute di allenamento che sono 3/4 a settimana…. questo tipo di allenamento lo fa seppi ad esempio giusto per citare un top player.
        Sono certo al 100% che in spagna nel programma sempre viene inserita una seduta aerobica tipo 1200….. ed i 1200 intesi come sopra producono 10-12 mM/l quindi contro il concetto del lavoro specifico.
        Ti posso assicurare che dedicare una seduta ai 1200 è utilissima alla formazione di un giovane atleta in quanto un tennista non deve solo essere forte al test lieger ma deve essere forte in tutto….
        io ho questa visione dal punto di vista atletico ed è sposata anche dal mio preparatore, Luca Fiore della +movimento.
        Attendo una tua risposta a riguardo.
        Ciao,
        Giorgio

      • Ciao Giorgio. Il dibattito si fa sempre più interessante: sei il primo coach che investe un po’ di tempo per dire la sua su argomenti di pf e per questo ti ringrazio, perchè la cultura si nutre del confronto. Cerco di risponderti punto per punto, invitandoti a leggere, se non lo hai già fatto, la seconda parte del capitolo sui lavori lattacidi, in cui vi sono alcune risposte alle tue osservazioni, motivate, come sempre, da evidenze scientifiche ed esperienze sul campo.
        1) Quando parlo di specificità dell’allenamento mi riferisco al tennista, che è diverso dal mezzofondista o dal calciatore. Poi all’interno del tennis si deve cercare di personalizzare l’allenamento sul singolo atleta, nei limiti della situazione logistica in cui si opera.
        2) “…ragazzi di 12-14-16 anni non sono atleti, almeno io non ne ho visto uno in romagna, e quindi allenare in modo specifico lo vedo molto prematuro”.
        Qui non sono d’accordo. Innanzitutto fra i 12 e i 16 anni c’è un mondo, forse due! Non c’è la stessa differenza che riscontriamo fra un soggetto di 20 ed uno di 24 anni…
        La specificità dell’allenamento non ha nulla a che vedere con la specializzazione precoce: un buon pf deve sapere cosa fare (e cosa non fare…) a 10 anni, a 12, a 14 e così via. Allenare in modo specifico significa solamente tener conto che i nostri ragazzini praticano il tennis e non un altro sport: ti assicuro che alcune capacità condizionali (perchè per quelle coordinative mi auguro sia scontato) DEVONO essere allenate a partire dai 6-7 anni perchè hanno una loro fase sensibile importante già a questa età. Questo non significa essere prematuri o forzare i tempi: significa programmare in modo coscienzioso e dar loro una possibilità in più.
        3) Su una cosa hai perfettamente ragione: vanno allenati sia gli aspetti specifici sia quelli “generali”. Attenzione però a non fraintendere…La preparazione specifica non è la copia di ciò che succede in partita, altrimenti basterebbe far giocare tante partite di allenamento ai nostri ragazzi per avere la preparazione migliore possibile! Preparazione specifica significa allenare le capacità che realmente servono per la competizione, in modo che siano “spendibili” sul campo. E non è assolutamente detto che la resistenza agli spostamenti di 0-3 metri sul campo si alleni solamente eseguendo mille ripetute sui 0-3 metri. Anzi, non è proprio così!
        Ma preparazione specifica significa anche che non ci si può allontanare dal modello prestativo della disciplina.
        Non condivido il lavoro sulle ripetute, siano esse di 800 metri, di 1000 o 1200.
        E non è questione di farle una volta o due a settimana o tutti i giorni.
        La questione è che si tratta di un mezzo poco allenante per un tennista.
        Mi spiego meglio: le ripetute sono svolte correndo sempre e solo in avanti, senza variazioni di ritmo, non prevedono accelerazioni, frenate, cambi di senso. Nel tennis la corsa è prevalentemente laterale, di intensità molto più elevata di quella esprimibile su distanze così lunghe e prevede continue accelerazioni, frenate e cambi di senso e direzione. Ne consegue che le ripetute non hanno nulla a che vedere con il nostro sport. E questo anche indipendentemente dal discorso del lattato.
        Il punto è questo: qual è l’obiettivo che intendi raggiungere con questo mezzo di allenamento?
        Vuoi sviluppare la mentalità? Beh, se è per questo allora va bene tutto, anche il passaggio sui carboni ardenti. Io nei miei lavori metabolici utilizzo SEMPRE lavori a ritmo variato, alterno corse in avanti, laterali e a ritroso, inserisco cambi di direzione e di senso e ti assicuro che in questo modo gli faccio un culo come un capanno!
        Inoltre, prendo due piccioni con una fava: favorisco lo sviluppo di una mentalità di sacrificio e li alleno in modo specifico.

        Vuoi incrementare la potenza aerobica? Ottimo. Con i mezzi che ti ho descritto sopra basta fare in modo, attraverso il monitoraggio con il GPS (non con il cardio!), che l’intensità sia da poco a mediamente superiore rispetto alla potenza metabolica media che il ragazzo sviluppa in partita. Questo mi consente di contenere la produzione di lattato e di conseguenza di mantenere un volume di lavoro molto più elevato di quello che tu realizzi con le ripetute sui 1200 metri, che richiedono giorni per essere smaltite.
        E quello che conta di più è che io alleno anche i muscoli a fare quello che fanno sul campo, mentre con le ripetute non lo fai: è il miglior lavoro preventivo che esista!
        Infine, con mezzi di “resistenza di base” che siano vicini (anche se non identici) alle richieste di gara, migliori l’economia di corsa specifica del tennis: questo significa che il ragazzo, negli anni, spenderà sempre meno energie a parità di durata e intensità della partita. Con le ripetute in linea tu migliori solo l’economia di quel tipo di corsa, che non è trasferibile a quello che succede in campo.
        4) “…un tennista non deve solo essere forte al test lieger ma deve essere forte in tutto”.
        Condivido in buona parte: io credo che debba essere forte in tutto….quello che gli serve sul campo.
        Secondo te Giorgio, diventi più “forte in tutto” correndo per un’ora ripetute sui 1200 metri in linea o organizzando lavori metabolici complessi, con variazioni di ritmo, cambi di senso e alternando le tipologie di corsa (avanti, laterali, a ritroso)?
        Ma soprattutto….hai provato, come me, entrambi i mezzi?
        5) “…questo tipo di allenamento lo fa seppi ad esempio giusto per citare un top player”.
        Io credo sia sbagliato, se alleniamo un tredicenne, fare riferimento a quello che fa un giocatore di 28 anni.
        Seppi oggi si allena in quel modo perchè 15 anni fa, quando era lui ad averne 13, era giusto allenarsi così. E tu sai meglio di me che ad un giocatore professionista è rischioso modificare le abitudini di allenamento, perchè hanno certezze che non devono essere minate.
        Se mi chiedessero di allenarlo non gliele toglierei e mi limiterei a sostituire gli esercizi pericolosi o a migliorare il suo lavoro preventivo. Se gli chiedessi di stravolgere la sua preparazione mi manderebbe a quel paese….e farebbe benissimo!
        I nostri ragazzi devono allenarsi per il tennis di oggi, che è profondamente diverso anche dal tuo, pur essendo passati pochi anni.
        Giorgio, puoi allenare i tuoi ragazzi come si allena Seppi: sappi però che in questo modo stai allenandoli come ci si allenava 15 anni fa e che nel frattempo le conoscenze si sono evolute.
        Teniamoci le molte cose buone, ma non esitiamo a guardare avanti e aggiorniamoci di continuo: se non lo facciamo, resteremo sempre indietro rispetto agli altri paesi.
        6) Concludo con una considerazione.
        Io ho fatto per anni le ripetute in modo molto simile a come le proponi tu oggi.
        Poi accumulando esperienza e conoscenze, anche grazie al confronto con colleghi molto più esperti di me, ho iniziato a provare cose diverse e ho ottenuto risultati molto superiori in termini di miglioramenti prestativi e decremento degli infortuni.
        Quindi ho un’esperienza diretta, sul campo, di entrambi i “metodi” e ho fatto una scelta metodologica in funzione dei risultati che ho ottenuto.
        Io ti capisco benissimo: tu hai fiducia in questi mezzi e ti senti rassicurato perchè hai un’esperienza diretta in questo senso. E’ normale che tu non voglia provare mezzi diversi, perchè la maggior parte dei giocatori, dei genitori, dei dirigenti, si aspetta che tu faccia esattamente questo.
        Ma se vogliamo crescere per davvero, è indispensabile trovare il coraggio di tentare una strada diversa, che poi non è assolutamente un azzardo perchè ampiamente sperimentata e convalidata.
        Io non ho nessun interesse personale a sposare un metodo rispetto ad un altro: non vendo GPS o cardio o macchinette con luci e suoni.
        Non ho niente nemmeno contro l’atletica leggera: ad essa sono legati ricordi e soddisfazioni professionali indelebili.
        Anzi, se sposassi le tue tesi probabilmente, nel tennis, lavorerei molto di più!
        Forse se ti dicessi che le ripetute sui 1200 sono il miglior mezzo di allenamento per un tennista guadagnerei la tua stima e mi creerei un’opportunità professionale per il futuro.
        Sai quante opportunità mi sono visto sfuggire perchè mi sono rifiutato di sottoporre i ragazzini ad estenuanti sessioni di corsa? O per aver pensionato le leg-extension e le leg-curl?
        Ma questo, Giorgio, non posso farlo.
        E non posso farlo perchè non è quello in cui credo.
        In Spagna lavora un tecnico italiano, Fabio Maggi, che ha detto una cosa importantissima: in quel paese nessun tecnico si occupa di preparazione fisica, perchè in quell’ambito c’è un professionista specifico e tutte le figure collaborano fra loro, nel rispetto delle competenze e con totale fiducia.
        In Italia siamo lontanissimi da questo e forse non ci arriveremo mai.
        Sono felice che il mio blog stia almeno stimolando il dibattito: fino a un paio di anni fa era impensabile confrontarsi su questi argomenti.
        Chissà, forse un giorno anche noi avremo un sistema come quello francese o spagnolo, con coach e preparatori che collaborano fidandosi gli uni degli altri.
        La speranza passa per tecnici giovani come te, che hai dimostrato di avere la mente più aperta di molti tuoi colleghi.
        Ci si vede sui campi,
        Davide.

  6. Ciao Davide… sono un tuo collega e come te ho partecipato al corso di PF2 a Castel di Sangro. Innanzittutto complimenti per il blog; poi, mi congratulo per il tuo post sul lavoro lattacido che condivido a pieno. Mi hai fatto riflettere quando parlavi di lavori eeguiti prima dell’allenamento tecnico: spesso mi capita lavorare sulla forza o sulla velocità dopo le ore di tennis… e questo ovviamente non è il massimo! a te succede? come ti comporti?
    Michele

    • Ciao Michele. Sappiamo bene entrambi che i lavori di velocità (ma sarebbe più corretto parlare di potenza alattacida o accelerazione, visto che il tennista non raggiunge MAI la massima velocità in campo) andrebbero inseriti nelle fasi iniziali dell’allenamento, dato che richiedono la massima intensità e dunque la massima disponibilità di energie. Purtroppo non è sempre possibile, perchè spesso le problematiche logistiche (disponibilità dei campi solo in certi orari, ad esempio) condizionano la programmazione. Altre volte, però, è il lavoro a compartimenti stagni fra tecnico e pf a rappresentare l’ostacolo più rilevante….In realtà non è così grave se si tratta di un allenamento per il mantenimento della capacità: in questo caso un certo affaticamento, purchè non strenuo, è accettabile. Se il giocatore in questione è di per sè poco rapido e deve lavorare per MIGLIORARE la sua potenza alattacida, difficilmente otterrà un buon risultato se non pone al centro dei suoi obiettivi a breve-medio termine questo aspetto. Devi quindi confrontarti con il tecnico e fargli comprendere le necessità che hai.
      Per quanto concerne l’allenamento della forza…dipende a quale espressione di forza ti riferisci!
      In linea di massima, le espressioni della forza che si basano più su aspetti metabolici (resistenza alla forza, ad esempio) possono addirittura trovare giovamento da una collocazione post-tecnico; quelli che richiedono un intervento più neuro-muscolare possono risentirne, ma non nello stesso modo del lavoro di potenza alattacida. Non c’è una soluzione vera: la teoria spesso si scontra con la realtà pratica, ed è per questo che un buon preparatore deve evitare di fossilizzarsi sulle scienze ed organizzare il lavoro anche in base alla propria situazione logistica. Se poi questa è insostenibile, fai come me: stringi la mano e saluta! Ciao, Davide

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