Chiudiamo questa carrellata di contributi sull’allenamento della forza specifica del tennista con una proposta che in buona parte devo ancora pensare e sviluppare compiutamente e che riguarda uno degli aspetti a mio avviso più importanti nel tennis: la gestione dell’equilibrio prima, durante e successivamente all’esecuzione di un gesto tecnico.
Semplificando, potremmo ipotizzare che tale gestione avvenga in tre momenti:
-prima dell’esecuzione del colpo: quando il giocatore approccia la pallina attraverso l’esecuzione dei passi speciali e cerca gli appoggi ideali (quando possibile, ovviamente);
-durante l’esecuzione del colpo: l’impatto della racchetta con la pallina è la situazione disequilibrante più difficile da gestire;
-successivamente all’esecuzione del colpo: questa fase, se mal gestita, rende più difficoltoso un rientro efficace al centro delle successive giocate.
Molti esercizi che vi ho mostrato stimolano la capacità di recupero dell’equilibrio: pensate alle partenze e agli arrivi in appoggio monopodalico e soprattutto al
push-press dopo spostamenti in avanti o lateralmente, illustrati negli ultimi due video-contributi.
Oggi vorrei mostrarvi un’ulteriore variabile che può essere introdotta negli esercizi di pesistica adattata: l’arrivo destabilizzato.
In pratica, dopo l’arrivo in bipodalico o in monopodalico viene indotta un’instabilità attraverso l’utilizzo di una banda elastica.
Il giocatore deve cercare di recuperare l’equilibrio, messo in crisi da quest’azione destabilizzante.
Si tratta di un tipo di proposta che incrementa notevolmente la complessità dell’esercizio e, come ho ribadito più volte, quando incrementiamo la complessità dobbiamo ridurre il peso, proprio perché la complessità è una componente del carico.
Tengo a sottolineare un mio convincimento: l’utilizzo delle piattaforme instabili tanto di moda oggi, quali bosu, skimmy, tartarughe e tavolette propriocettive varie, andrebbe limitato all’ambito fisioterapico o allo sviluppo delle capacità coordinative in una fase iniziale.
Non ritengo questi attrezzi utili per un adattamento specifico per il tennista: quando il nostro giocatore sale su uno di questi attrezzi, si trova in una situazione di precario equilibrio che deve cercare di controllare. L’instabilità non si crea successivamente ad un movimento, ma è presente fin dall’inizio del movimento stesso.
Quello che a me interessa sviluppare nel tennista, invece, è il recupero della situazione di equilibrio in seguito ad un’azione disturbatrice dello stesso: l’esempio più eclatante è il momento dell’impatto della racchetta con la pallina, in cui il giocatore subisce un disturbo che deve gestire e recuperare, pena una cattiva esecuzione del colpo.
Molto spesso, soprattutto dalla parte del diritto, il colpo viene giocato in appoggio monopodalico ed è sempre più frequente osservare entrambi i piedi staccarsi da terra a causa dell’elevatissima accelerazione impressa all’attrezzo e alla violenza dell’impatto con la pallina.
Io ho avuto modo di sperimentare entrambi i mezzi di allenamento dell’equilibrio e ho notato che le piattaforme instabili vanno bene per i bambini e i ragazzini molto giovani, in quanto permettono di creare percorsi coordinativi divertenti e ricchi di complessità.
Ad un livello di qualificazione più alto, però, si nota che i giocatori imparano a gestire l’equilibrio sulle tavolette molto facilmente e la situazione diviene alquanto stereotipata.
Al contrario, utilizzando gli elastici si riescono a creare situazioni sempre diverse che dunque mantengono un elevato valore allenante.
Con i più grandi, l’utilizzo delle pedane resta valido, oltre che nell’ambito fisioterapico per cui sono nate, anche per l’allenamento propriocettivo specifico.
Un altro aspetto interessante di questi esercizi è che il loro svolgimento richiede la collaborazione di un compagno: questo responsabilizza anche chi, in quel momento, è in fase di recupero e aiuta a coinvolgere un buon numero di allievi senza sacrificare l’osservazione e la correzione da parte del preparatore.
Almeno inizialmente, però, è bene che sia il preparatore stesso a indurre l’instabilità con l’elastico e a dimostrare alcuni esempi di esecuzione: l’utilizzo dei pesi in precarie condizioni di equilibrio richiede, infatti, grande attenzione.
Gli esercizi di questa tipologia sono indicati, generalmente, per ragazzi dai 14 anni in su.
E’ possibile prevedere numerose varianti, dal punto di applicazione dell’instabilità (a livello del torace, delle spalle, del ginocchio, della mano) alla direzione e intensità della stessa.
Si possono eseguire le girate, il push-press, utilizzare il bilanciere o i manubri, prevedere partenze e arrivi bipodalici e monopodalici, eseguire rotazioni di 45-90° e addirittura prevedere un carico asimmetrico (bilanciere caricato con pesi diversi a destra e a sinistra, manubri di peso diverso).
Se avete la fortuna di averla a disposizione, potete utilizzare una water-bag.
Come si può apprezzare nel video, la funzione del compagno che impugna l’elastico è fondamentale. L’azione destabilizzante può essere più o meno intensa, breve o più lunga, in una o più direzioni. L’importante è che il giocatore recuperi e mantenga l’equilibrio per almeno un paio di secondi.
I miei ragazzi sono, come più volte sottolineato, molto giovani, per cui nel video posso mostrarvi solo una semplice proposta: un push-press dopo pre-salto in avanti con instabilità indotta a livello delle spalle.
Sta poi ad ognuno di voi, se ritenete questa strada interessante da percorrere, adeguare la complessità degli esercizi al livello e all’esperienza dei vostri atleti.